STUDENTI LICEO ARTISTICO DI BUSTO ARSIZIO
Fobie - Installazione
Parlare di paura, immotivata e irrazionale, nel nuovo millennio. Questa è la sfida. Dare corpo e immagine a quello che tanti di noi vivono veramente, nel corso delle esistenze quotidiane. I giovani ci pongono davanti a questa sfida: guarda negli occhi la Medusa, dicono, non nasconderti nei tuoi facili infingimenti. Sì, perché le fobie, un tempo, erano da considerarsi semplici distorsioni individuali, malesseri di pochi incapaci di adattarsi ad una presunta normalità. E oggi? Siamo sicuri che sia così? Oppure l’allarme lanciato da questi giovani ci riguarda da vicino, risveglia le nostre coscienze di adulti intorpiditi dall’abitudine, dalla stanchezza di momenti sempre uguali. C’è un messaggio in queste fobie rilanciate e denunciate? È forse il messaggio di un mondo che va verso la patetica e narcotizzata autodistruzione? E chi è innanzitutto responsabile: i nostri figli? Certo, no. Siamo noi, adulti consolidati nelle nostre posizioni, a dover dare conto. Sono ancora, le fobie, forme dell’irrazionale? O sono, invece, allarmi ben chiari da parte di chi sente che la verità dell’esistenza è tradita? Tradita dai padri e dalle madri, da noi. Adulti. Non vale più, crediamo, la lezione del tanto amato Freud. Le fobie sono l’allarme unico e possibile di chi, da noi dipendente, figlio nostro e nostro erede, riceve in cambio tradimento. Per noi che, come docenti, lavoriamo giorno per giorno con i figli delle nostre generazioni, questo è chiaro. Il patto fondativo è stato frantumato. Inutile girarci attorno: l’unica possibilità è che il mondo adulto si prenda carico del cambiamento ed operi una svolta a favore della vita e contro il dissennato sfruttamento del pianeta, in nome di una ricchezza futile e divoratrice che non potrà far altro che portarci alla rovina. È Gaia, la madre terra, che urla nelle paure dei nostri figli. Nelle paure che, se abbiamo il coraggio della sincerità, sentiamo anche nelle nostre vene. Fobie irrazionali? Fobie individuali? Forse, un tempo. Oggi sono allarmi sociali e collettivi, che porterebbero a riscoprire l’unica utile parola per la rinascita: solidarietà e rispetto per ogni forma di vita. È Leopardi, nella Ginestra, a lasciarci questa eredità: diamo ascolto alle paure dei nostri figli, riconosciamo in esse le nostre paure e prendiamone atto con coraggio perchè questo è l’unico modo per salvarci, per uscire dal sonno dell’incoscienza e reagire, con impeto etico e razionale, alla disfatta. Hanno ragione, altrimenti, i nostri figli: non rimane che urlare.
L’unica forma della forza è riconoscere la propria precarietà e debolezza.
Ricordiamoci: siamo ombre, di passaggio. Tanto belle quanto precarie. La vita che ci circoda, è degna della nostra contemplazione. Basta giudizi e pretese. Amiamo questi giovani e il futuro che è già nelle loro ‘corde’: è già presente. Accorgiamoci di loro: hanno diritto alla vita.